Partito dei Giovani (P.d.G.)

Finalmente è nata una forza giovane che vuole rinnovare il paese e sostituire l'attuale gerontocrazia che soffoca l'Italia.

Vday

martedì 16 gennaio 2007

PETROLIO, CARBURANTI E CIP-6


Negli ultimi mesi il prezzo del petrolio è sceso fino a 53 dollari al barile, ma il prezzo di benzina e gasolio è rimasto praticamente immutato, se si eccettua qualche ritocco millesimale!!! E’ quantomeno curioso che il prezzo dei carburanti sia elastico se la variazione, legata al costo del greggio, è positiva e sia rigido se tale variazione è negativa. Ed è altrettanto sorprendente che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato non abbia mai indagato a fondo sulla questione, come richiesto dalle Associazioni dei Consumatori.
Per molto tempo i petrolieri hanno giustificato il prezzo alto dei carburanti con l’eccessiva frammentarietà della rete distributiva, caratterizzata dalla presenza di troppi piccoli distributori nelle aree urbane, i cui introiti sono legati esclusivamente alla vendita dei carburanti e, residualmente, dei lubrificanti. Negli ultimi 10 anni si è assistito alla dismissione di molti piccoli distributori sostituiti da aree di servizio dotate di autolavaggio, officina per il cambio olio, shopping-bar, eppure il prezzo è continuato a salire.
Anche l’installazione capillare dei distributori automatici self-service (anche diurni), la cui scarsa diffusione, in passato, era un altro alibi ricorrente dei petrolieri riguardo l’alto prezzo dei carburanti, non è servita a calmierare, in maniera significativa, i prezzi.
La verità è che, pur essendoci una pluralità di aziende petrolifere, il mercato dei carburanti si connota per l’assenza di concorrenza sul prezzo: la competizione si limita alle campagne promozionali delle raccolte a punti o ai concorsi a premio, ai quali la maggior parte dei consumatori preferirebbe sconti significativi alla pompa.
Il settore aspetta da anni una liberalizzazione con la possibilità di installare stazioni di rifornimento con insegna della Grande Distribuzione Organizzata nel parcheggio dei Centri Commerciali, come avviene in molti paesi europei, che garantiscono prezzi di 7-10 centesimi inferiori al prezzo medio nazionale. Ovviamente queste installazioni sono osteggiate dai “benzinai” e dalle loro associazioni di categoria, come è oramai costume in Italia quando si cerca di liberalizzare e modernizzare qualche settore “protetto”, introducendo delle novità a vantaggio del consumatore
A tutta la vicenda si aggiunge un aspetto che pochi cittadini conoscono, ma che è vergognoso e per il quale l’Unione Europea ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia.
Nel 1992 il governo decise di agevolare, con l’accordo CIP-6 (Comitato Interministeriale dei Prezzi), la costruzione di impianti di energia prodotta da fonti rinnovabili (energia solare foto-voltaica, idroelettrico di piccole dimensioni, eolico, piccole centrali a biomasse da coltivazioni/produzioni agricole e da scarti agricoli - vegetali, geotermia) garantendo di acquistare (all’epoca tramite Enel al quale è subentrato, nel 1999, il Grande Gestore della Rete Nazionale) l’elettricità a un prezzo più alto, il doppio e in alcuni casi il triplo, e destinando alla collettività, attraverso le bollette (voce A3), l’onere del sostentamento dell’energia pulita .
All’ultimo momento, sotto pressione delle lobby industriali, questa opportunità fu estesa anche a un numero limitato di altre centrali che utilizzavano fonti definite “assimilate”, e che di rinnovabile non hanno nulla ovvero gas, carbone, olio combustibile pesante (Tar) e rifiuti. Tutti combustibili inquinanti ed a forte emissione di anidride carbonica (CO2), principale gas ad effetto serra responsabile del cambiamento climatico.
L’olio combustibile pesante è una pece semi solida, scarto della lavorazione del petrolio, che invece di essere utilizzato per produrre il meno conveniente bitume, viene gassificato, irrorato di ossigeno e bruciato, nelle centrali di Sarroch in Sardegna, di Falconara Marittima nella Marche e Priolo Gargallo in Sicilia (di proprietà delle principali famiglie italiane di petrolieri), per generare energia elettrica da rivendere al GRTN. Il Tar è altamente inquinante, molto più del metano, di solito utilizzato nelle centrali elettriche: oltre alla CO2, agli ossidi di azoto ed emissioni varie, a fine anno la combustione lascia centinaia di tonnellate di scarti tra zolfo e concentrati di metalli, come il vanadio e il nichel. Da quindici anni gli italiani pagano anche il 10% in più in bolletta pensando di contribuire alla diffusione di energia rinnovabile e pulita ed, invece, l’80% di questi contributi (30 miliardi di Euro dal 1992 ad oggi) finanzia fonti energetiche inquinanti che, ancor più grave, non sarebbero nemmeno economicamente convenienti, senza questo meccanismo d’incentivazio.
Oggi il meccanismo Cip-6 è stato superato da quello dei certificati verdi nato nel 1999, che non prevede fonti “assimilate”, ma le convenzioni stipulate nel passato sono ancora per la maggior parte attive e lo rimarranno ancora per anni. Riguardo agli impianti che bruciano olio combustibile si parla, soltanto per il 2005, di utili derivanti dal meccanismo del Cip-6, superiori ai 300 milioni di Euro.
Un fiume di denaro che i petrolieri si sono, ovviamente, ben guardati da utilizzare come riserva per calmierare il prezzo dei carburanti nei momenti di tensione nell’offerta del petrolio.
A rimetterci, come al solito, sempre e solo il cittadino.
Sul finire dell’anno, durante il “delirio” emendativo per l’approvazione della FINANZIARIA 2007, stava per arrivare dal Senato, nella confusione degli ultimi giorni dei lavori, l’ennesimo regalo ai grandi gruppi industriali: il testo originario, presentato dai senatori Loredana De Petris (Verdi) e Tommaso Sodano (PRC), che destinava gli incentivi (diventati straordinari e residuali rispetto alle vere fonti rinnovabili) per gli impianti alimentati da fonti assimilabili soltanto “a quelli già realizzati e operativi” era stato all’ultimo minuto (la storia si ripete) cambiato con la nuova formulazione “incentivi agli impianti già autorizzati e di cui sia stata avviata concretamente la realizzazione”, rimettendo così in gioco decine di impianti previsti soltanto sulla carta.
Grazie ad Internet, eccezionale strumento d’informazione veramente libera perché non controllabile, ed al BLOG di Beppe Grillo, si è creato un movimento spontaneo di migliaia di cittadini indignati che tempestando di e-mail l’ufficio di Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Presidente del Senato Franco Marini, sembra esser riuscito a bloccare l’operazione. Per una volta l’indignazione popolare ha sortito effetto in questo paese disastrato qual è l’Italia che si ribella sempre meno alle ingiustizie
...torna indietro

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]



<< Home page