Partito dei Giovani (P.d.G.)

Finalmente è nata una forza giovane che vuole rinnovare il paese e sostituire l'attuale gerontocrazia che soffoca l'Italia.

Vday

mercoledì 19 dicembre 2007

CENSURA BIPARTIZAN


La Segreteria del Partito dei Giovani ritiene opportuno dare risalto al pubblico appello, promosso e sottoscritto da alcuni giuristi e docenti universitari, contro l'incredibile richiesta di trasferimento d'ufficio del pm di Catanzaro Luigi De Magistris (biografia) da parte dell'attuale ministro della Giustizia Clemente Mastella (biografia) nell'ambito dell'inchiesta Why Not.
La sezione disciplinare del CSM si pronuncerà sulla richiesta non prima dell'11 gennaio (reuters).
Questo appello si fonda sugli stessi principi che animavano le accorate prese di posizione contro le leggi vergogna del governo Berlusconi e contro gli attacchi dell'allora premier all'indipendenza e all'autonomia della magistratura.
Incredibilmente questo appello non è stato pubblicato da nessun giornale nè di destra nè di sinistra: una censura dai connotati davvero inquietanti per il futuro democratico dell'Italia.
Il P.d.G., da sempre sostenitore dell'indipendenza della magistratura, invita i propri sostenitori a leggere l'appello e diffonderlo:
"La scorsa legislatura è stata connotata da forti tensioni tra potere politico e magistratura, con frequenti interferenze del primo sull’attività della seconda. Ci si attendeva, nella nuova, un radicale mutamento di rotta, in armonia con le dichiarazioni programmatiche.
Si registra, invece, un’inquietante continuità di indirizzo, come denota il caso dell’inchiesta Why Not della procura di Catanzaro.
Appare a dir poco sconcertante che a chiedere per "motivi di particolare urgenza" il trasferimento cautelare del pubblico ministero procedente sia lo stesso guardasigilli implicato nelle indagini. E’ vero che l’iscrizione nel registro degli indagati è successiva a tale richiesta, ma è altrettanto vero che il coinvolgimento del guardasigilli nelle indagini era da tempo di pubblico dominio.
Tanto meno si giustifica l’inusitato provvedimento di avocazione con cui il procuratore generale facente funzioni ha sottratto l’inchiesta al magistrato procedente, sul presupposto di un’incompatibilità per ‘interesse nel procedimento’ ai sensi dell’art. 36 c.p.p. Prudenza avrebbe voluto che, prima di adottare un provvedimento così eccezionale, si attendesse l’esito del giudizio disciplinare; in sua assenza si può rovesciare il discorso a base dell’avocazione ed ipotizzare, con almeno pari plausibilità, un "interesse" del ministro a liberarsi del proprio inquirente e a precostituire cause di incompatibilità attraverso l’azione disciplinare.
In questo quadro la revoca dell’avocazione e la restituzione dell’indagine al suo originario titolare sono i passi necessari perché non sia ulteriormente minata la già precaria fiducia del cittadino nell’amministrazione della giustizia e nell’uguaglianza davanti alla legge.

Quanto alla circostanza che il pubblico ministero dell’inchiesta Why Not abbia pubblicamente denunciato l’illegittimità dell’avocazione e – insieme ad altri colleghi – pressioni e intimidazioni da parte di soggetti istituzionali, va senza dubbio riconosciuto che competano ai magistrati doveri di riserbo nei riguardi dei mass-media; ma è solo assicurando le condizioni per la legalità e l’autonomia delle indagini, che si può pretendere l’osservanza di quei doveri.

29 ottobre 2007

Sergio Chiarloni (università di Torino)
Mario Dogliani (università di Torino)
Paolo Ferrua (università di Torino)
Rosanna Gambini (università di Torino)
Andrea Scella (università di Udine)"

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