Partito dei Giovani (P.d.G.)

Finalmente è nata una forza giovane che vuole rinnovare il paese e sostituire l'attuale gerontocrazia che soffoca l'Italia.

Vday

martedì 17 giugno 2008

PIANO B (2°Parte)


" (...) Per esempio, nel 2002 il raccolto di grano in India, Stati Uniti e Canada, per prendere i tre maggiori produttori, venne sostanzialmente ridotto da una combinazione di alte temperature record e siccità. Nel 2003 l'Europa ha dovuto sostenere gli effetti di un caldo intenso. Circa 35.000 persone sono morte in 8 paesi europei, quasi la metà di queste solo in Francia. Credo che in Francia siano state 15.000. Ma quell'ondata di caldo che ha causato la morte di 35.000 persone ha ridotto anche il raccolto cerealicolo in Europa, in tutti i paesi dalla Francia orientale fino all'Ucraina.
Nel 2003, tra metà luglio e metà agosto, quando il Dipartimento Americano dell'Agricoltura fece le sue stime globali sui cereali, risultò che il raccolto del frumento in Europa era diminuito di 32 milioni di tonnellate. Per dare una idea della gravità del fatto, facciamo notare che si tratta di una quantità pari alla metà del raccolto di frumento americano. Quindi non è una diminuzione leggera.
Da questo esempio è evidente quanto le temperature incidano sulla sicurezza ambientale, e questo darà luogo ad una situazione importante. Se diventerà chiaro che l'aumento delle temperature sta facendo diminuire i raccolti e aumentare i prezzi del cibo, avremo improvvisamente una nuova e potente lobby per far ridurre le emissioni di carbonio: i consumatori. Non credo che esista un indicatore economico che sia più sensibile politicamente dell'aumento dei prezzi. Un giornalista mi ha chiesto cosa mi aspettavo dall'amministrazione Bush rispetto alla politica ambientale. Ho velocemente risposto che, quando sarà chiaro che il cambiamento climatico fa aumentare i prezzi dei generi alimentari, ci sarà una pressione pubblica intensa per ridurre le emissioni di carbonio, e non farà molta differenza chi sarà alla Casa Bianca; chiunque ci sarà dovrà rispondere di ciò, ed è da qui che credo verrà il grande cambiamento. E ci costringerà ad andare molto più in là del Protocollo di Kyoto.
Il Protocollo di Kyoto è stato un passo utile perché i governi iniziassero a concentrarsi sul problema ed iniziassero a pensare su come ridurre le emissioni di anidride carbonica, ma la mia previsione è che entro i prossimi anni nessuno parlerà più del Protocollo di Kyoto. Saremo già in una fase successiva nel tentativo di ridurre le emissioni di carbonio.
I quattro anni più caldi mai registrati sono stati negli ultimi 6 anni, e il record risale a 160 anni fa circa, quindi c'è un drammatico capovolgimento delle temperature.
Credo che la Cina, man mano che si immetterà nel mercato mondiale per massicce importazioni di cereali, costituirà il problema principale o l'evento che causerà il risveglio sul fronte del cibo. Nel 1995 ho pubblicato un libro intitolato Chi sfamerà la Cina? nel quale ho guardato alla futura produzione alimentare della Cina. E in quel libro ho predetto che in pochi anni la produzione cerealicola della Cina sarebbe iniziata a calare. E questo era molto difficile da capire per gli economisti, perché la produzione cerealicola non era mai diminuita nei paesi di maggiore produzione. Ma ciò che vidi fu che la stessa cosa era accaduta a Giappone, Corea del Sud e Taiwan.
Io l'ho chiamata "Sindrome Giapponese": se un paese è densamente popolato prima di essere industrializzato, allora accadono le seguenti cose. Primo, le richieste alimentari crescono molto velocemente, con conseguente aumento della richiesta di cereali.
Secondo, i paesi densamente popolati perdono molte delle loro rimanenti terre agricole per l'industrializzazione, per usi non agricoli, strade, autostrade, costruzioni di fabbriche ecc. E ciò porta ad una riduzione della produzione alimentare. Giappone, Corea del Sud e Taiwan, 40 anni fa erano quasi autosufficienti o del tutto autosufficienti per quanto riguarda i cereali. Oggi ciascuno di questi tre paesi importa il 70% o più delle proprie riserve cerealicole. E questa rapida industrializzazione consumerà tanta terra agricola. Le vendite di automobili adesso stanno aumentando del 40% all'anno, quindi si deve continuare ad asfaltare
il territorio e a produrre automobili. Stiamo di fronte ad un paese che sta perdendo molta terra agricola, e molto rapidamente; e quindi la produzione cerealicola della Cina, che è passata da 90.000.000 di tonnellate nel 1950 a 392.000.000 di tonnellate nel 1998, è calata oggi fino a 322.000.000 tonnellate; un calo di 70.000.000 di tonnellate in cinque anni, una quantità superiore all'intera produzione cerealicola del Canada.
Ci sono molte ragioni di ciò, non solo la perdita delle terre per il raccolto e la perdita dell'acqua per l'irrigazione; tutte queste cose stanno portando ad una diminuzione del raccolto cerealicolo in Cina. Nel 2004 sono riusciti ad ottenere un aumento sostanziale; non sono riusciti a ritornare ai livelli di cinque anni fa, ma hanno avuto un aumento. Hanno aumentato i prezzi del riso e del grano, hanno investito massicciamente nell'agricoltura, e hanno avuto un tempo eccezionale per il raccolto come nella maggior parte del mondo. Ma la Cina che nel 2004 ha importato 8 milioni di tonnellate di cereali, fino a pochi anni fa era essenzialmente autosufficiente per il grano; quegli 8 milioni di tonnellate la rendono automaticamente il più grande importatore di grano. Nel 2005 vorrebbe importare
10 milioni di tonnellate di cereali, 5 milioni di tonnellate di riso e 7 milioni di tonnellate di mais, 2 milioni di tonnellate di orzo, la maggior parte per la fermentazione per fare la birra; 24 milioni di tonnellate tutte insieme. Credo che si arriverà a 30, 40, 50, 60 milioni di tonnellate entro i prossimi anni.
Quando la Cina entrerà nel mercato, come penso che inevitabilmente accadrà, si rivolgerà all'America per parte delle sue richieste, e questo creerà un'affascinante situazione geopolitica perché abbiamo un paese con 1,3 miliardi di consumatori che hanno un attivo di 120 miliardi di dollari rispetto agli Stati Uniti. Abbastanza per comprare due volte l'intero raccolto degli USA. Come risponderanno gli Stati Uniti a ciò? Trent'anni fa se un paese entrato nel mercatoamericano avesse minacciato di comprare così tanto grano da fare alzare i prezzi dei cereali e del cibo, avremmo chiuso le porte, oalmeno avremmo limitato le esportazioni. L'abbiamo fatto in passato nel 1972-74, l'ultima volta che le riserve di grano furono veramente ridotte. Ma oggi vi è una posta in gioco in una Cina politicamente stabile, che non è solo il motore economico che alimenta l'economia asiatica, ma anche la più grande economia al mondo, quella che negli ultimi anni ha avuto la crescita maggiore.
Quindi, mentre in un certo senso il mondo intero si sta appoggiando alla Cina per continuare a far crescere l'economia, mi aspetto che in pochi anni prepareremo una nave carica di cereali, forse due al giorno, che andrà in Cina partendo dagli Stati Uniti.
E nel prossimo futuro ci sarà una lunga linea di navi che si allungherà per tutto il Pacifico, legando i due paesi insieme con un'intimità mai sperimentata prima. Riuscire a gestire quel flusso di cereali attraverso il Pacifico, in modo da essere pronti a rispondere agli interessi dei consumatori degli Stati Uniti e dei consumatori cinesi allo stesso tempo, credo diventerà una delle maggiori sfide che la politica agricola dovrà affrontare."
(segue)

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