Partito dei Giovani (P.d.G.)

Finalmente è nata una forza giovane che vuole rinnovare il paese e sostituire l'attuale gerontocrazia che soffoca l'Italia.

Vday

mercoledì 24 ottobre 2007

IL BAVAGLIO AI BLOG


I fondamenti della Democrazia in Italia sono in pericolo.
L'oligarchia geriatrica, partitocratica ed illiberale che domina il paese attraverso un meccanismo di autoreferenzialità e bieco clientelismo è infastidita dal dissenso che il popolo degli italiani onesti, fuori dai giochi e dagli intrallazzi, ha iniziato a manifestare apertamente da alcuni mesi.
Dissenso espresso attraverso l'ultimo strumento di informazione libera e non controllata, il WEB che aggira il pressante controllo sui media: infatti, l'informazione tradizionale (carta stampata, radio, TV) che dovrebbe essere il "cane a guardia del potere" è talmente paludata ed organica alla casta politica da essere a volte addirittura più "lealista del re".
Ed i pochi esempi di stampa libera e giornalisti indipendenti vengono tacciati di faziosità e devono lottare per continuare il proprio lavoro con la necessaria visibilità.

Invece di risolvere qualcuno dei tanti problemi che attanagliano l'Italia, il potere politico si dedica, invece, a limitare il confronto democratico pensando che le espressioni di dissenso e critica vadano cancellate, perchè possibili minacce al sistema politico ed ai suoi privilegi.
Ecco allora che l'attuale governo di centrosinistra, già distintosi per il vergognoso indulto, approva in consiglio dei ministri, il 12 ottobre scorso all'unanimità il disegno di legge sul riordino della legislazione nel settore editoriale (
il DDL) , scritto da un fedelissimo di Prodi, il deputato ulivista e sottosegretario alla presidenza del Consiglio Ricardo Franco Levi (classe 1949).
La legge Levi-Prodi, nell'attuale enunciazione, potrebbe avere la conseguenza, se applicata alla lettera, che chiunque abbia un blog o un sito sia obbligato a registrarlo al ROC, un Registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro.
Un vero e proprio bavaglio per tutti coloro che esprimono e condividono la propria opinione sulla rete, una forma chiara di censura alla libertà d'espressione, in palese contrasto con l'art.21 della nostra Costituzione.
Se il provvedimento venisse varato e diventasse effettivo l’indipendenza della rete verrebbe minata e, soprattutto anche un adolescente con un piccolo blog dovrebbe pagare l’iscrizione al ROC per poter continuare ad esercitare la propria libertà di pensiero e di espressione.
Per questo il Partito dei Giovani (P.d.G.) esprime il suo netto dissenso nei confronti di questa legge ed invita il popolo dei giovani a firmare la petizione on line (
firma anche tu) contro di esso ed a diffonderla il più possibile tra i propri amici, anche collocando il banner della petizione sul proprio sito, sul proprio blog o nella propria firma elettronica.


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mercoledì 10 ottobre 2007

BIOCARBURANTI? NO GRAZIE!!!


Negli ultimi tempi l’utilizzo dei biocarburanti è venuto prepotenemente alla ribalta come possibile soluzione ai problemi energetici legati ai trasporti su gomma.
Purtroppo il problema è molto più complesso di quello che la stampa, anche non generalista, vorrebbe far credere: troppo spesso si sente parlare con toni trionfalistici e semplicistici della realtà brasiliana della produzione di bioetanolo come se fosse perfettamente replicabile in Europa.
In primis c'è l’aspetto energetico dei biocarburanti, sempre ignorato.
Il professor David Pimentel della Cornell University insieme ad un suo collega, Tad W. Patzek, professore di ingegneria civile e ambientale, presso l'Università della California a Berkeley, ha condotto una dettagliata analisi sui rapporti tra input e guadagno di energia nella produzione di etanolo da mais, “switchgrass” (una specie di foraggio nativo del Nord America - ndr) e biomasse di legno.
Le loro scoperte, pubblicate su Natural Resources Research (Vol. 14, No. 1, marzo 2005, pagg. 65-76), sono:
- L'etanolo dal mais richiede il 29% in più di energia da carburante fossile rispetto al carburante prodotto;
- L'etanolo da “switchgrass” richiede il 45% in più di energia da carburante fossile rispetto al carburante prodotto;
- L'etanolo dalle biomasse di legno richiede il 57% in più di energia da carburante fossile rispetto al carburante prodotto.

Pimentel e Patzek hanno considerato l'energia usata per produrre il mais, il che include la produzione di pesticidi e fertilizzanti, macchine agricole, irrigazione e trasporto, più l'energia necessaria per distillare l'etanolo.
Come ha detto Pimentel al servizio stampa della Cornell University nel luglio 2005, “Non c'è proprio nessun beneficio nell'usare biomasse per il carburante liquido. Queste strategie non sono sostenibili... La produzione di etanolo richiede un largo uso di energia fossile, e perciò contribuisce all'importazione di petrolio e gas naturale e al deficit USA.”
Pimentel ha calcolato che occorrono circa 131.000 BTU (Unità Termiche Britanniche) per fare un gallone di etanolo (circa 4 litri- ndr), ma un gallone di etanolo ha un valore energetico di sole 77.000 BTU, quindi una perdita netta di 54.000 BTU per gallone.
Pimentel e Patzek non hanno incluso nei loro calcoli il costo dei sussidi federali e statali che sono elargiti alle grandi aziende produttrici di energia da biomasse. Da notare che Pimentel sostiene l'uso di biomasse solo per il riscaldamento domestico e non per la produzione di carburante liquido.

Poi c'è l'aspetto economico connesso alla produzione dei biocarburanti, con i suoi effetti fortemente turbolenti sul mercato dei prodotti agricoli: laddove i biocarburanti hanno affiancato con quote di mercato rilevanti i carburanti tradizionali derivati dalla raffinazione del petrolio, lì si è registrata una crescita sostenuta del prezzo della coltura agricola utilizzata come materia prima (lo zucchero in Brasile, il mais in Messico, la soia negli USA), determinata dalla competizione tra la domanda per l’alimentazione umana e degli animali e quella per la produzione di biocarburanti.
E’ da rifiutare categoricamente una strada che, nel giro di pochi anni, conduca ad uno scenario mondiale caratterizzato da un’emergenza alimentare per mancanza di scorte alimentari, erose dall’utilizzo massiccio di prodotti agricoli per produrre carburanti.
L’utilizzo di biocarburanti, in Europa, potrebbe essere fattivamente percorso per produrre quantità limitate da miscelare ai tradizionali carburanti in piccole percentuali, riattivando colture su terreni agricoli abbandonati, laddove questo è ancora possibile sia in termini di spazio fisico libero sia in termini di compatibilità con le risorse idriche.
Tra l’altro il costo minimo, attualmente, per l’installazione di una pompa di erogazione dedicata ai biocarburanti si aggira sui 20.000 Euro per stazione di servizio: volendo coprire almeno il 50% della rete distributiva italiana ovvero 10.500 punti di vendita, l’industria petrolifera dovrebbe investire una cifra pari a 210.000.000 Euro.
Tale somma consentirebbe, ad esempio, ponendo un costo d’installazione di 7000 Euro (+10% di Iva) per kWp di installare sul tetto delle pensiline di 3.409 stazioni di servizio, altrettanti impianti solari fotovoltaici da 8 kWp, ampiamente sufficienti a raggiungere l’auto-sufficienza energetica della stazione.
Un impianto di questo tipo, installato a Mantova dall’AGIP nell'ambito del progetto europeo Zero Regio (
dettagli) in una sua stazione di servizio (dotata anche di un impianto di produzione dell’idrogeno), è in grado di generare energia elettrica da fonte rinnovabile pari a circa 30.000 kWh/anno, che consentono con il Conto Energia (dettagli) già una riduzione dei costi pari a 13.350 Euro all’anno, senza contare l'eventuali cessioni in rete di surplus energetici: ponendo a 530 grammi (media nazionale di tutte le fonti tradizionali) l’emissione di CO2 per produrre un kWh, si otterrebbe una riduzione di 15,9 tonnellate/anno di CO2 che moltiplicato per il numero di distributori consentirebbe, in totale, una riduzione di 54.203 tonnellate annue.
Per capirci, tale riduzione è pari, circa, alla quantità media di anidride carbonica emessa da 25.093 auto di classe emissiva E, da 161 a 200 g/km secondo la già citata scala francese (il post), con una percorrenza annua di 12.000 km.

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