Partito dei Giovani (P.d.G.)

Finalmente è nata una forza giovane che vuole rinnovare il paese e sostituire l'attuale gerontocrazia che soffoca l'Italia.

Vday

venerdì 21 dicembre 2007

BUON NATALE


La segreteria del Partito dei Giovani augura a tutte le giovani ed a tutti i giovani d'Italia un Natale pieno di allegria e serenità!

Etichette: ,

continua...

giovedì 20 dicembre 2007

LA FINE DI UNA LUNGA AGONIA


La vicenda Alitalia sembra, finalmente, aver imboccato la corsia d’arrivo.
Da tempo ogni cittadino italiano è costretto a sacrificare una parte delle proprie tasse affinché venga mantenuta in vita una compagnia aerea tecnicamente fallita da anni che si è trasformata in un carrozzone fatto di sprechi e lauti stipendi. I numeri parlano chiaro e testimoniano come questa vicenda sia davvero spaventosa ed assurda: nel 2006 (il bilancio) a livello economico il gruppo Alitalia ha registrato un risultato operativo in perdita per 465 milioni di Euro, con un peggioramento di 418 milioni di Euro rispetto al 2005 (chiuso con una perdita di 47 milioni di Euro), mentre a livello di risultato netto le perdite ammontavano a 626 milioni con un peggioramento di 458 milioni rispetto all’anno precedente (chiuso con una perdita di 168 milioni di Euro).
A livello finanziario l’indebitamento netto del Gruppo, al 31 dicembre 2006, aveva raggiunto la cifra record di 993 milioni di Euro con un peggioramento di 238 milioni rispetto al 2005 (chiuso con una posizione debitoria pari a 754 milioni di Euro).
Nel 2007 il Gruppo ha continuato, in mancanza di un’azione decisa di ristrutturazione aziendale, a perdere ed al 30 settembre il risultato operativo registrava una perdita di 146 milioni di Euro, mentre l’indebitamento netto è schizzato a 1150 milioni di Euro, anche a causa della crescita dei tassi d’interesse (relazione 3°trim.2007).
Le ragioni della crisi dell'Alitalia sono molteplici e sintetizzabili in 13 punti:
1) il management è di nomina politica: quindi non sempre risponde per il suo operato esclusivamente sulla base del risultato della gestione;
2) il management, per la ragione sopra indicata, cambia con troppa frequenza: un management instabile, con continui cambiamenti di strategie rende l’azienda intrinsecamente meno efficiente ed efficace;
3) una gestione del personale non ottimale: in Alitalia vi sono troppi dirigenti e troppe sperequazioni tra il personale;
4) una politica delle assunzioni non sempre basata sulla meritocrazia: è noto che alcuni dipendenti dell'Alitalia sono figli o parenti, o amici di politici;
5) l'impiego delle risorse umane in alcuni casi è più rigido: se si confronta le modalità di impiego dei piloti di alcuni assistenti di bordo dell'Alitalia con quelli di altre compagnie aeree o della stessa Alitalia Team, si constata tale maggiore rigidità;
6) si è consentita la crescita dei salari, in particolare dei piloti, senza agganci con la produttività ed i risultati dell'azienda: anche in questo caso si è ceduto alla pressione di una categoria non certo svantaggiata;
7) il lancio di Malpensa, pur basato su buoni presupposti (il 70% dei clienti del trasporto aereo viene dal Nord Italia), non è stato effettuato successivamente con la giusta convinzione , senza considerare poi che comunque 2 hub (ossia aeroporti di riferimento) sono troppi per qualunque compagnia; tale scelta strategica non ha portato quindi ad un aumento di passeggeri, ma ha comportato oltre 5.000 assunzioni;
8) le alleanze non sono state fortunate: la Klm ha rotto l'alleanza con Alitalia, per il mancato lancio di Malpensa; anche in questo caso l'azionista pubblico avrebbe dovuto impegnarsi sul piano diplomatico per trovare partners adeguati all'Alitalia;
9) le decisioni dell'Ue, che hanno sicuramente penalizzato l'Alitalia: nel marzo 1997 l'Ue ha deciso che l'investimento pubblico in Alitalia (in quanto azionista) era un aiuto di stato, e quindi vietato, per cui occorreva rispettare alcune condizioni molto penalizzanti, salvo poi riconoscere con la Corte di giustizia dell'Ue a fine 2000 che quella decisione comunitaria era sbagliata (ma ormai era troppo tardi);
10) la liberalizzazione del trasporto aereo degli anni '90 e l’arrivo sul mercato delle compagnie Low Cost ha comportato maggiori problemi per le aziende non ancora pienamente privatizzate come l'Alitalia;
11) gli aerei sono di diversi costruttori: questa circostanza comporta maggiori costi in termini di formazione dei piloti, di manutenzione, e più in generale di gestione della flotta;
12) pochi collegamenti internazionali dove si guadagna di più, per effetto di pochi aerei a lungo raggio;
13) l'Alitalia è una società abituata alle perdite: dal 1986 ad oggi sono stati rari gli anni in cui si sono registrati utili; questo vuol dire che c'è una consuetudine a non curarsi dell'economicità di gestione.

Il colosso Air France ha fatto la sua offerta che da tutti gli analisti economico-finanziari è giudicata nettamente come la migliore: già nel 1999 l’offerta dei francesi era da cogliere al “volo” ed invece, in nome di un nefasto e provincialissimo concetto di sciovinismo economico e sotto la spinta delle forze sindacali, non se ne fece niente con gli esiti nefasti che tutti noi ora vediamo.
Ma ecco che nuovamente le forze politiche di maggioranza sono in disaccordo titubanti ed il Governo prende tempo e continua a tener in considerazione l’offerta dell’italiana Air One, appoggiata dal favore di Rutelli, D’Alema e Bianchi. Incredibile la posizione del segretario del PD Walter Veltroni che, come al solito, invece di prendere una posizione netta, ha così (adnkronos) testualmente dichiarato: “La cosa che mi piacerebbe di più è che le proposte di Air France e Air One si incrociassero. Per garantire la forza di un soggetto come Air France e la forza di un soggetto finanziario come banca Intesa, e al tempo stesso però il radicamento nel paese di una compagnia nazionale”.
Poi c’è la Lega Nord che continua a blaterare in maniera strumentale, difendendo l’indifendibile ovvero il ruolo di Hub di Malpensa con la presenza contemporanea e concorrenziale di Linate e Bergamo.
Ovviamente l’Air France, nella sua offerta, ha previsto un solo Hub cioè quello di Roma Fiumicino con buona pace del sindaco Moratti. Tutti i grandi paesi hanno un solo hub, non si capisce come mai l’Italia dovrebbe averne due. E tutti i paesi hanno solide compagnie ad alimentarli.
Il Partito dei Giovani ritiene, pertanto, fondamentale che l’Alitalia venga ceduta senza indugio all’Air France.

Etichette: , , , , , ,

continua...

mercoledì 19 dicembre 2007

CENSURA BIPARTIZAN


La Segreteria del Partito dei Giovani ritiene opportuno dare risalto al pubblico appello, promosso e sottoscritto da alcuni giuristi e docenti universitari, contro l'incredibile richiesta di trasferimento d'ufficio del pm di Catanzaro Luigi De Magistris (biografia) da parte dell'attuale ministro della Giustizia Clemente Mastella (biografia) nell'ambito dell'inchiesta Why Not.
La sezione disciplinare del CSM si pronuncerà sulla richiesta non prima dell'11 gennaio (reuters).
Questo appello si fonda sugli stessi principi che animavano le accorate prese di posizione contro le leggi vergogna del governo Berlusconi e contro gli attacchi dell'allora premier all'indipendenza e all'autonomia della magistratura.
Incredibilmente questo appello non è stato pubblicato da nessun giornale nè di destra nè di sinistra: una censura dai connotati davvero inquietanti per il futuro democratico dell'Italia.
Il P.d.G., da sempre sostenitore dell'indipendenza della magistratura, invita i propri sostenitori a leggere l'appello e diffonderlo:
"La scorsa legislatura è stata connotata da forti tensioni tra potere politico e magistratura, con frequenti interferenze del primo sull’attività della seconda. Ci si attendeva, nella nuova, un radicale mutamento di rotta, in armonia con le dichiarazioni programmatiche.
Si registra, invece, un’inquietante continuità di indirizzo, come denota il caso dell’inchiesta Why Not della procura di Catanzaro.
Appare a dir poco sconcertante che a chiedere per "motivi di particolare urgenza" il trasferimento cautelare del pubblico ministero procedente sia lo stesso guardasigilli implicato nelle indagini. E’ vero che l’iscrizione nel registro degli indagati è successiva a tale richiesta, ma è altrettanto vero che il coinvolgimento del guardasigilli nelle indagini era da tempo di pubblico dominio.
Tanto meno si giustifica l’inusitato provvedimento di avocazione con cui il procuratore generale facente funzioni ha sottratto l’inchiesta al magistrato procedente, sul presupposto di un’incompatibilità per ‘interesse nel procedimento’ ai sensi dell’art. 36 c.p.p. Prudenza avrebbe voluto che, prima di adottare un provvedimento così eccezionale, si attendesse l’esito del giudizio disciplinare; in sua assenza si può rovesciare il discorso a base dell’avocazione ed ipotizzare, con almeno pari plausibilità, un "interesse" del ministro a liberarsi del proprio inquirente e a precostituire cause di incompatibilità attraverso l’azione disciplinare.
In questo quadro la revoca dell’avocazione e la restituzione dell’indagine al suo originario titolare sono i passi necessari perché non sia ulteriormente minata la già precaria fiducia del cittadino nell’amministrazione della giustizia e nell’uguaglianza davanti alla legge.

Quanto alla circostanza che il pubblico ministero dell’inchiesta Why Not abbia pubblicamente denunciato l’illegittimità dell’avocazione e – insieme ad altri colleghi – pressioni e intimidazioni da parte di soggetti istituzionali, va senza dubbio riconosciuto che competano ai magistrati doveri di riserbo nei riguardi dei mass-media; ma è solo assicurando le condizioni per la legalità e l’autonomia delle indagini, che si può pretendere l’osservanza di quei doveri.

29 ottobre 2007

Sergio Chiarloni (università di Torino)
Mario Dogliani (università di Torino)
Paolo Ferrua (università di Torino)
Rosanna Gambini (università di Torino)
Andrea Scella (università di Udine)"

Etichette: , , , , , , ,

continua...